Non
tutti conoscono la storia della Adler, casa motociclistica ora fallita,
ma un tempo famosa per i suoi pregevoli motori a due tempi bicilindrici.
Tutti invece conoscono la Yamaha, la casa giapponese nata per produrre
strumenti musicali e che occupa un posto di primo piano nel motociclismo
attuale.
Eppure la storia della Yamaha RD 350 nasce, come l'araba fenice, dalle
ceneri dell' Adler, per svilupparsi per oltre 30 anni con una serie interminabile
di successi. Nel 1954 la ditta che doveva poi chiamarsi "Yamaha"
decide di produrre motociclette. Come tutte le case giapponesi, all'epoca
non avendo conoscenze approfondite in materia, preferisce copiare una
moto europea; qui la scelta cade sulla DKW RT 125, un monocilindrico due
tempi da cui deriva la Yamaha YA 1. Il
successo é talmente grande che viene subito messa in produzione
una versione 250. La scelta della moto ispiratrice cade sulla Adler MB
250, con motore bicilindrico.
Da
qui nasce la Yamaha YD 1 con potenza di 14 CV a 6000 Giri, entrata in
produzione nel 1957. Invece é con il modello YD2 (l'evoluzione
del modello YD 1) che la Yamaha tenta lo sbarco in Europa. Ma solo con
il successivo modello YDS 2 del 1963 si avvicina alla qualità europea.
In
America intanto esce e fa successo la Yamaha YDS 1.
Ora la Yamaha è Pronta ad assaltare il mercato europeo con le due
tempi (di più facile progettazione e costruzione), e pensa di provarci
nel settore delle 300/350 cc .
E' qui che nasce la YM 1 (aumentando semplicemente la corsa e l'alesaggio
del modello YDS 3) per una cilindrata di 305 cc , la quale viene messa
in commercio nel 1966.
Dopo vari aggiornamenti, tra cui quello della frizione che viene posta
sull' albero del cambio anziché quello motore, nasce la serie YM
2.
LA
SERIE YR La serie di 350
cc vera e propria nasce nel 1967, e si chiama YR 1, ed ha l'importante
caratteristica di avere il carter motore tagliato orizzontalmente. Il
motore 64X54 mm. fornisce 36 CV a 7000 g/m, ha l'albero a gomiti con le
manovelle imbiellate a 180° ruotante su quattro cuscinetti a sfera.
Il tamburo della frizione è montato sulla destra ,ha 7 dischi ,ed
è comandato da un'asta interna all'albero primario. Ora le rapportature
sono salite a cinque ed i carburatori sono due Mikuni da 28 mm. Il telaio
è totalmente derivato dal modello RD 56 da competizione, con alcune
variazioni di irrigidimento con fazzoletti di metallo. I freni sono dei
tamburi ora maggiorati ed a doppia camma. Nel 1969 esce la serie YR 2,
costretta dall'uscita sul mercato di una moto 350 cc a disco rotante della
Kawasaki, che a differenza della versione precedente vanta cilindri a
cinque luci, nuovi carburatori, e pistoni con finestre sul mantello.
La vita del modello YR 3 dura neanche un anno ed a Marzo del 1970 debutta
la YR 5.
La linea della YR 5 è diversa dalle precedenti sorelle, in quanto
risulta decisamente più spigolosa ed aggressiva. Il nuovo restyling
si compone essenzialmente di una colorazione nero opaco per quanto riguarda
il carter, come i cilindri che hanno l'alettatura squadrata ed interrotta
per smorzare le risonanze create dalle vibrazioni. Nel carter cambiano
i volantini dell'albero motore ora meno pesanti, le finestre sul mantello
del cilindro sono state tolte, ed è stata aumentata la lubrificazione
dell'albero motore e dei cuscinetti, oltre a piccole modifiche al cambio
ed alla frizione. Per il telaio si parla di derivazione diretta dalla
serie TR 2 da G.P. con forcelle modello "Ceriani".
LA
SERIE RD
Quando
nel 1970 la Kawasaki fece uscire la Mach III 500, moto mostruosamente
positiva per il tiro di motore quanto negativa per la stabilità
di telaio, la Yamaha dovette correre ai ripari creando l' RD 350 nel lontano
1973.Con questa moto la Yamaha decise di tagliare definitivamente gli
avversari, in quanto posseditrice di soluzioni tecniche all'avanguardia.
La principale caratteristica, copiata a distanza di tempo dalla DKW ma
in anticipo addirittura sulle proprie versioni da G.P., risiedeva nell'ammissione
lamellare nel cilindro; in seguito adottata nelle corse prima come prova
nel 1973 sulla TZ 500 portata da Jarno Saarinen e poi definitivamente
nel 1974 sulle TZ 750.
Con l'ammissione lamellare aumentano a sette le luci sul cilindro e viene
montata un nuova testata ,nuovi cilindri, mentre i carburatori rimangono
da 28mm.
Per quanto riguarda la ciclistica, possiamo dire che è praticamente
identica alla YR 5, tranne per il fatto che al freno anteriore ora viene
montato un freno a disco singolo con pinza flottante.
La moto spopola e quindi viene deciso di far uscire una nuova versione
denominata RD 350 B, con l'unica differenza del cambio a sei marce.
L'
RD 400
Nel 1976 l' RD 400 sostituisce l' RD 350. L'esistenza di questo modello
si svolge nell'arco di quattro anni con i modelli C - D - E - F. L'aumento
di cilindrata è dato dalla maggiorazione della corsa che passa
da 54 mm a 62 mm, mentre l'alesaggio rimane a 64mm. Il rapporto di compressione
è di 6.2 : 1, ed oltre alla frizione maggiorata, vengono cambiati
il carter, l'albero motore e le bielle. Il telaio rimane quasi lo stesso,
in quanto cambia solamente l'interasse che per il modello europeo è
di 1325mm., l' avancorsa di 106mm., e l'inclinazione del canotto di sterzo
di 27° e 30'. Il motore è
spostato in avanti di 2 cm ed è montato su dei silent block. Per
quanto riguarda l'impianto frenante viene potenziato montando un freno
a disco sulla ruota posteriore. Le ruote ora sono in fusione di alluminio,
ma solo per estetica in quanto pesano più dell'originale con la
montatura a raggi.
Nel 1978, viene montata l'accensione elettronica che in principio darà
qualche problema, vengono abbassate le luci di scarico e quindi aumentato
il rapporto di compressione.
LA
SERIE RD "LC" (Liquid Cooled)
Nel
1979 al salone di Parigi, viene presentata ufficialmente una nuova versione
dell' RD, il modello denominato LC. L'adozione del raffreddamento a liquido
rappresenta un notevole incremento sia di potenza quanto di affidabilità
del motore.Questo modello poi, è stato il primo ad essere importato
in Italia dalla Belgarda, la quale riesce solo nel 1981 ad avere la licenza
per importare misere 200 moto a causa della del filtro applicato alle
importazioni per i veicoli con meno di 380 cc.
Il motore ritorna alle misure che diverranno classiche e cioè 347cc.
di cilindrata con alesaggio per corsa pari a 64mm. X 54mm.. Il rapporto
di compressione scende a 6.2 : 1, con un volume di camera di scoppio di
21cc. .I cilindri hanno le canne in ghisa con riporto di alluminio, ed
una misura di rialesaggio massimo pari ad 1mm.
La luce di scarico ovale ha un' altezza di 30mm dal piano superiore del
cilindro mentre quella di ammissione riporta una lunga unghiata che termina
ad una altezza di 43mm. .I quattro travasi hanno una inclinazione dei
canali notevole, con flusso gassoso indirizzata nella parte alta del cilindro.
Sul mantello del pistone si situano due fori di 16 mm. di diametro sul
lato dell' aspirazione, a 21 mm. dallo spigolo inferiore, creati per migliorare
l' afflusso della miscela nel cilindro. Le bielle con forma ad I hanno
interasse di 110mm (misura tuttora usata). L'impianto di raffreddamento,
alimentato da una pompa meccanica centrifuga con rapportatura di 1.6 rispetto
ai giri del motore, ha un radiatore con capacità radiante di 10.000
Kcal/h, una altezza di 272.5mm. una larghezza di 180 mm. ed uno spessore
di 32mm., La capacità totale dell'impianto di raffreddamento é
di 1.8 litri.
I carburatori ora sono due Mikuni SS da 26mm., ed il getto del massimo
è da 160.
Il sistema di lubrificazione rimane affidato ad una pompa meccanica, la
quale preleva olio dal serbatoio di 1.6 l per poi immetterlo a pressione
ai cuscinetti di banco, ai perni di manovella, ed alle pareti dei cilindri.
Il pacco lamellare consiste di lamelle a due petali con spessore di 0.5
mm. ed alzata pari a 9 +/- 0.4mm. .
Ciclisticamente
parlando, abbiamo una grossa novità, in quanto questo è
il primo modello stradale Yamaha dotato della sospensione monocross, che
tra l'altro è anche la prima sospensione monoammortizzatore realizzata
in tempi moderni. L'escursione è di 110mm., ed è controllata
da un ammortizzatore oleopneumatico "De Carbon" messo in posizione
orizzontale.La forcella anteriore, di tipo teleidraulico con canne da
32mm., ha l'escursione portata a 140mm..
L'inclinazione del canotto di sterzo ora è pari a 27°10', con
l'avancorsa che quindi passa a 102mm. , ed un interasse di 1365mm.
L'impianto frenante ora viene maggiorato con due dischi da 267mm. all'anteriore
ed un tamburo da 180mm. al posteriore . Le pinze freno sono di tipo flottante
con pasticche rettangolari e diametro del cilindretto di 38.18mm. Le ruote
ora sono fuse in alluminio a 5 razze sdoppiate con disegno a scimitarra
e canale 1.85 X 18', i pneumatici sono anteriormente di misura 3.00 -18
e posteriormente 3.50 -18.
Al salone di Colonia nel 1980 viene presentata un nuova versione, con
cupolino solidale al faro e puntale, che affiancherà la versione
nuda.
La moto, ora, con la sua maneggevolezza, il basso peso di 143Kg., la potenza
del motore, consente di tenere un certo tipo di passo difficilmente eguagliabile
dalle pluricilindriche dell'epoca, è quindi qui che si trova sostanzialmente
il motivo dell'inizio del suo grande successo.
L'
INTRODUZIONE DELLA YPVS (Yamaha Power Valve System)
Per
due anni la moto rimane sostanzialmente uguale, fino a quando nel 1983
subisce innovative modifiche al motore ed al telaio.
Partendo dal motore, bisogna subito notare l'adozione della valvola parzializzatrice
allo scarico (YPVS) con comando elettronico; una vera raffinatezza ed
innovazione per un modello stradale, specialmente se pensiamo che l'YPVS
veniva adottata solo due anni prima sulle TZ 250 da G.P. e per giunta
con comando meccanico. Si riconferma in questa maniera l'indole corsaiola
dell' RD, basti sapere inoltre che i cilindri della versione da corsa
della 350 potevano tranquillamente essere montati sulla versione stradale.
In pratica l'adozione della valvola allo scarico rende il motore più
trattabile ai medi e bassi regimi, infatti, mentre la potenza arriva a
59Cv a 9000g/m, la coppia sale a 4.8 Kgm ad 8500g/m (un buon 17% in più
rispetto al modello senza YPVS).Le valvole parzializzatrici sono montate
sullo stesso albero e sono mosse da un servomotore gestito da un microprocessore.
Il microprocessore riceve le informazioni sul numero di giri dalla centralina
CDI dell'accensione e contemporaneamente riceve le informazioni sul grado
di apertura delle valvole grazie ad un potenziometro posto sul servomotore.
L'unità di controllo paragona i due segnali e fa spostare la valvola
di tanti gradi quanti sono previsti nella memoria per il dato numero di
giri.
Al
chiudersi del contatto di accensione con la chiave, la valvola esegue
una rotazione completa, per controllare il corretto movimento di tutti
i meccanismi correlati alla YPVS.
L'accensione
ha una mappatura totalmente differente dai vecchi modelli, è costante
sino a 2000g/m (anticipo di 17°), aumenta costantemente fino a 3500g/m
(anticipo di 27°), per poi riscendere di nuovo a 9000g/m (anticipo
di 17°).Il rapporto di compressione è di 6:1 (con capacità
di camera di combustione paria a 21.3cc.).
Nel cilindro la luce di scarico è di forma rettangolare con altezza
di 27mm.: la luce di ammissione di ammissione si divide in tre ingressi:
due affiancati inferiori a 75mm. dalla sommità del cilindro ed
uno, di 43mm. di altezza, all'altezza dei quattro travasi.
I
canali di lavaggio sono ora raccordati in maniera migliore tra carter
e cilindro.
Il pistone reca due fori, sul mantello, in corrispondenza delle luci di
ammissione. Il cielo è più bombato, e le due fasce hanno
altezza pari a 1.2mm. e 1.5mm. .
Aumentano notevolmente i diametri del passaggio dell'acqua nei cilindri,
ed il radiatore passa da una larghezza di272.5mm. ad una larghezza di290.6mm.,
con profondità di 16mm. .
I carburatori Mikuni SS26, ora montano getti da 240 anziché 160
(da calcolare però le varie scale di misurazione internazionali
per fare riferimento ai vari tipi di getto).
Ciclisticamente,
le differenze sono moltissime a partire dalla forcella che ora è
da 35mm., ma anche se mantiene la stessa escursione, il funzionamento
migliora sensibilmente ad opera di una componente pneumatica.La molla
rimane la stessa, ma mentre nel vecchio modello aveva una rigidezza variabile
da 4.46N/mm. a 6.87N/mm (rispettivamente per escursioni tra 0mm. e 90mm.
e tra 90mm. e 140mm.), ora ha una rigidezza costante di 3.33N/mm., data
dall'aria contenuta negli steli e regolabile nella pressione tramite una
valvola posta sulla sommità dello stelo stesso ad una pressione
che varia da 0.4Kg/cmq e 1.2Kg/cmq. diminuendo di 10mm., data dal fatto
che ora la progressività è migliorata grazie ad un sistema
di tipo "Nuovo Monocross", che si compone di un forcellone e
due doppie bielle, sull'articolazione delle quali è posto l'attacco
inferiore dell'ammortizzatore che compie una traiettoria circolare.
Il
precarico della molla ora può essere variato ad opera di un meccanismo
composto da una cinghietta dentata, la cui prima puleggia è situata
sull'asse dell'ammortizzatore, la seconda posta sulla fiancata della moto,
viene mossa con una particolare levetta.
Il
telaio risulta, logicamente, cambiato dato la differente architettura
del sistema ammortizzante posteriore. Vengono inoltre le misure caratteristiche:
l'interasse diventa 1385mm, l'avancorsa diminuisce a 96mm e l'inclinazione
dell'asse di sterzo passa a 26°. Il peso ora passa a 164Kg. (ma solo
perché le nuove norme impongono di pesare il mezzo con il serbatoio
dell'olio per intero e mezzo serbatoio di benzina).
Altre
differenze sostanziali non ci sono, a parte le pinze dei freni che ora
sono fisse.
Nel 1985 viene introdotto nel nostro paese l'RD 350 F, che ora adotta
la carenatura in versione integrale.
Contemporaneamente viene immesso anche il modello RD 350 NKD, che risulta
privo del cupolino e del puntale inferiore al radiatore.
Con il 1986, vengono effettuate ulteriori modifiche, come la forcella
che passa ad una lunghezza di 747.5mm. aumentando rispetto a prima di
25mm. Il motore ora passa ad una potenza di 63CV. a 9500gm; il tutto è
dato da un nuovo diagramma di distribuzione, con la luce di scarico alzata
di 1mm. ad una altezza di 26mm.. I travasi ora hanno tutti la stessa altezza
e sono scalati più bassi di 1mm.. Il tutto significa che ora il
diagramma di distribuzione passa per lo scarico da 192° a 198°,
e per l'ammissione da 116° a 126°. Il mantello del pistone ora
è aumentato di 3mm.. Le espansioni sono totalmente differenti,
sagomate diversamente e con il silenziatore di acciaio lucido. Per quanto
riguarda il peso si ha un alleggerimento passando a 159Kg. ad opera anche
dei nuovi cerchi con differente disegno.
Nel 1987, si ha un ulteriore cambiamento caratterizzato dalla produzione
che passa dal Giappone alla fabbrica di Manaus in Brasile, per problemi
di contingenza. Purtroppo qui la qualità di rifinitura del prodotto,
anche se del tutto affidabile, passa ad un livello inferiore rispetto
al precedente modello giapponese.
Qui l'RD 350 rimane invariata per molti anni fino a quando nel 1992 uscirà
la serie RD 350 R, variata sostanzialmente nell'estetica, cercando di
cambiare la linea ormai datata, con l'adozione del cupolino a doppio faro,
di toppe di plastica copri motore applicate sulla carenatura, ed il comando
dello starter posto a sinistra azionabile ora più facilmente tramite
un cavo.
Nel 1994 l'RD 350 R viene messa fuori produzione, e termina così
la lunga storia di un modello della Yamaha che è durato per oltre
venti anni e che ha portato la casa di Iwata ai massimi vertici sia per
vendita che per prestigio negli anni 70/80 nel campo motociclistico.
Se da una parte abbiamo una progressività pneumatica a variazione
costante , dall'altra ,invece, troviamo uno smorzamento del molleggio
con variazione a gradini. A riguardo della forcella abbiamo che rimane
invariata la sua estensione massima di 140mm.. Varia invece l'escursione
della sospensione posteriore che passa a 100mm
MOTORE
RD
350 B
1975
RD
400
1976 -1979
RD
350 LC
1980
RD
350 YPVS 1983
RD
350 LCF
1986
Cilindrata
347
398
347
<---
<---
Alesaggio
x Corsa
64.0
x 54.0
64.0
x 62.0
<---
<---
<---
Rapp.
di compres.
6.6
: 1
6.2
: 1
<---
6.0
: 1
<---
Ammissione
Lamelle
<---
<---
<---
<---
Raffreddamento
Aria
<---
Acqua
<---
<---
Potenza
- CV/Giri
39
/ 7500
40
/ 7000
47
/ 8500
59
/ 9000
63
/ 9000
Coppia
- Kgm/Giri
3.87
/ 7000
4.2
/ 6500
4.1
/ 8000
4.8
/ 8500
<---
Lubrificazione
Separata
<---
<---
<---
<---
Carburatori
Mikuni
VM 28 SS
<---
Mikuni
VM 26 SS
<---
<---
Accensione
Bobina
CDI
(1978)
<---
<---
<---
Impianto
elettrico
12V
<---
<---
<---
<---
N°
marce
6
<---
<---
<---
<---
Capacità
olio - lt.
1.7
<---
1.6
<---
<---
TELAIO
RD
350 B
1975
RD
400
1976 - 1978
RD
350 LC
1980
RD
350 YPVS
1983
RD
350 LCF
1986
Escursione
forcella anteriore - mm
120
<---
140
<---
<---
Tipo
sospensione posteriore
Doppio
ammortizzatore
<---
Monocross
Nuovo
monocross
<---
Escursione
sosp. posteriore - mm
80
<---
110
100
<---
Ruota
anteriore
a
raggi 1.85-18
fusa
1.85-18
<---
fusa
2.15-18
<---
Pneumatico
anteriore
3.00
- 18
3.25
- 18
3.00
- 18
90/90
- 18
<---
Ruota
posteriore
a
raggi 1.85-18
fusa
1.85-18
<---
fusa
2.50/18
<---
Pneumatico
posteriore
3.50
- 180
<---
<---
110/80
- 18
<---
Freno
anteriore
1
disco Ø267 mm
<---
2
dischi Ø267 mm
<---
<---
Freno
posteriore
1
tamburo Ø180
1
disco Ø267 mm
1
tamburo Ø180 mm
1
disco Ø267 mm
<---
Interasse
mm.
1320
1325
1365
1385
<---
Inclinazione
canotto di sterzo
27,30
°
<---
27,10
°
26
°
<---
Avancorsa
- mm
106
<---
102
96
<---
Lunghezza
- mm
2040
2030
2120/2080
2095
<---
Altezza
sella - mm
790
<---
785
800
<---
Peso
a secco - Kg
143
157
143
164*
165*
*
con olio e mezzo serbatoio benzina pieno
TANTO
PER CHIARIRCI LE IDEE*
R5 350 - 1970
-
Freno anteriore a tamburo, posteriore a tamburo
- Ammissione comandata dal cilindro
- 2 Carburatori Mikuni da 28mm.
- Faro anteriore tondo, stop posteriore alloggiato sul codino
- Scarichi cromati
- Cerchi in acciaio a raggiera
RD 350 - 1973
-
Ammissione lamellare nel cilindro
- Freno anteriore mono disco con pinza flottante
RD 350 B - 1975
-
Cambio a sei marce
RD 350 LC - 1979
-
Raffreddamento a liquido
- 2 Carburatori Mikuni da 26 mm.
- Stop posteriore rettangolare inserito nel codino
- Freno anteriore doppio disco con pinze flottanti
- Scarichi neri
- Cerchi in lega d'alluminio a 5 razze sdoppiate.
RD 350 YPVS (LCII) - 1983
-
Valvola parzializzatrice ypvs allo scarico dei cilindri
- Stop posteriore sagomato inserito nel codino
- Freno posteriore a disco con pinza flottante
- Cupolino solidale alle forcelle e puntale sotto gli
scarichi
- Cerchi a 3 razze sdoppiate
- Forcelle olio pneumatiche.
RD 350 F - 1985
-
Carenatura completa
- Faro anteriore quadrato
RD 350 FII - 1986
-
Stop posteriore rettangolare
- Pinze anteriori e posteriore fisse (non flottanti)
- Scarichi sagomati ad espansione, colorati nero e
silenziatore acciaio
- Differenti settaggi della arburazione.
RD 350 FII - 1987
-
Importazione dalla fabbrica Brasiliana di Manaus
RD 350 r - 1990
-
Doppio faro anteriore
- Comando coke sulla carenatura.
- Differenti settaggi della cerburazione.
*I modelli sono
solamente quelli relativi all'importazione italiana
I
dati e le foto sono stati presi dalle riviste di "Mototecnica" e
"Motociclismo d'epoca", pertanto tutti i diritti sono dei legittimi proprietari.